Adulti

1 – CENTO PAROLE

100 parole non mi bastano. Vorrei 100 sguardi limpidi e 100 sorrisi di bambini che la mattina vanno a scuola a piedi, accompagnati dai loro genitori, 100 baci di mamme davanti al cancello delle elementari. E poi 100 nonni che si incontrano in un posto tutto loro, ballano, giocano a carte, discutono… vivono. E poi 100 giovani a gestirsi un centro dove crescere, divertirsi, stare insieme e confrontarsi. E poi 100 ragazzi che organizzano un torneo di calcio in un campetto vero. Sono arrivati anche dai quartieri vicini: fuori ci sono 100 biciclette parcheggiate. Che ci faccio con 100 parole? Vorrei 100 sogni. E poi…

2 – IL MIO QUARTIERE

E’ vivo è solare, armonioso, e la Domenica è una festa di bambini che ti riempiono il cuore di gioia.

3 – LE VIE

SANT’ALESSANDRO e OTTAVIANO DI MONTECELIO passeggiavano verso la TORRE DI PRATOLUNGO, invitati per un banchetto da OTTAVIANO CONTE DI PALOMBARA e tutti i CONTI DI RIETI. Improvvisamente Alessandro disse: “Aspetta un NOMENTUM, ho sentito un ACUTO!” Fermi, dietro la ROCCA DI CAVE videro TROILO, IL GRANDE seduttore che cercava di persuadere TERSILIA, LA DIVINA. “Brutto CORNICULUM, CRUSTUMERIUM, ERETUM, come ti permetti” sbotto’ Alessandro. Salvata la ragazza, proseguirono. Arrivati a MONTELEONE SABINO ammirarono incantati il famoso CASTELCHIODATO abitato da GREGORIO DA CATINO e sua moglie POPPEA SABINA i due che, con i FONDI DI MONASTERO, costruirono un casale, CASAL MONASTERO.

4 – SOGNO O DESIDERIO DI TE?

Sei appena andata via…solo adesso so veramente quanto mi manchi…il tramonto è già passato e sono impaziente di rivederti… che questa lunga notte passi in fretta e che l’alba ti restituisca a me! Dove mi porterà questa mia ossessione di te non so, questo mio desiderio mi annebbia la mente e pur consapevole che ne soffrirò, ti penso e ti cerco lo stesso, incapace di reagire a tale intensità di sensi. Non vedi i miei difetti, se mi conoscessi bene penseresti che sono solo un uomo comune…… ti dimenticheresti di me…tutto passa ma non il piacevole ricordo che ho di te.

5 – IN CENTO PAROLE

C’era una volta Giovannino Brachecorte che alla festa del quartiere fu sfidato da Salvatore Comi, detto Tato, a raccontare una storia in cento parole. “Oooooh” fece la folla basita “E’ impossibile! Cento parole son ben poche.” Ma Giovannino Brachecorte non temeva il cimento. Si piazzò al centro del viale alberato, circondato da una moltitudine di persone incuriosite. Poggiò i pugni sui fianchi e guardò tutti negli occhi. Non credevano che sarebbe riuscito a raccontare una storia in cento parole? Li avrebbe stupiti. Nel silenzio cominciò a declamare. “C’era una volta Giovannino Brachecorte che alla festa del quartiere…”

6 – ED E’ STATO SUBITO AMORE

Era il 24 dicembre 2004, una giornata fredda ma serena. Di te avevo solo delle indicazioni ed ero in ritardo all’appuntamento. Arrivando trafelata, ti ho visto: bello, giovane, un’eleganza di fondo un po’ trasandata. Ti ho abbracciato con lo sguardo ed è stato subito amore. L’agente immobiliare è lì: “Signora l’attività di Tabacchi in vendita è questa, di fronte la chiesa di S. Enrico”. Curioso, mio marito si chiama Enrico. Ogni volta, nel rivederti, provo la stessa gioia. Mi piaci Casal Monastero.

7 – CENTO PAROLE PER LE SCUOLE DI CASAL MONASTERO

Mentre oltre cento ragazzi, quotidianamente, con pullman e auto, occupano le scuole del comprensorio in cui trovano posto, a Casal Monastero, sugli spazi destinati a scuole dell’obbligo, si acculturano solo le erbacce. A Catania, negli anni sessanta, nacque il quartiere satellite “Monte Po”. Insieme all’insediamento popolare, furono costruite scuole e aule strabordanti alunni: era un quartiere giovane. Dopo circa quarant’anni, metà di quegli edifici scolastici sono rimasti vuoti: i quartieri e le case invecchiano insieme ai loro occcupanti. In quelle aule, vuote, sono state accolte scuole secondarie, che non trovano posto in città. A Casal Monastero toccherà la stessa sorte?

8 – UN CAFFE’ A CASAL MONASTERO

In un piccolo angolo della città ho trovato uno spazio per me, per i miei occhi, per le mie orecchie, per la mia mente. Ed è per questo che quando sorseggio un caffè sul terrazzo del mio appartamento a Casal Monastero, posso godermi la tranquillità, il silenzio, la luce, lo splendido verde e giallo dei prati fioriti di primavera, la compagnia dei bambini che giocano sereni. Venite a vedere; vi giuro, non è fantasia!

9 – QUALCOSA DI ME (1° EX-EQUO)

Io. Certo, io. Una persona normale. Potete immaginarmi come volete, ma probabilmente non mi riconoscereste in mezzo a una folla. Perché io sono una persona normale. Io vivo. Come voi, come la folla in mezzo alla quale ancora non mi riconoscete. Io vivo a. E qui la cosa si fa interessante. Questa “a” apre nuovi orizzonti alla mia descrizione. Se fossi inglese avrei scritto “in”, ma io sono italiano. E ho scritto “a”. Io vivo a Casal Monastero. E questo chiarisce molte cose di me, una persona speciale, fortunata. Adesso potete riconoscermi in mezzo alla folla. Perché’ io sono felice.

10 – PROPRIO COME I BIMBI ABBRACCIANO I NONNI

Il terreno ghiacciato non veniva scalfito dai cingoli dei tank, in cielo sfrecciavano due Macchi MC200. Per raggiungere la scuola salivo sulla collinetta per riscendere a tutta velocità verso il letto di ghiaia del futuro anello stradale. Quella mattina l’ombra fredda dei pini, sulla cima, ospitava un bimbo, della mia età. Aspettava me. Aveva occhi grandi, mi sorridevano, ed occhiali rossi. Gli andai incontro, raccontai della mia tristezza. Voltandosi puntò il dito verso un campo arato; “è li, a Torraccia, che ti donerò tanta felicità” disse. Lo guardai, si avvicinò, mi abbracciò forte, proprio come i bimbi abbracciano i nonni.

11 – INCONTRI SERALI (1° EX-EQUO)

L’imperfezione del verde lungo la strada di casa mi emoziona ogni volta, rallento l’andatura per respirarlo. A Piazza Ambrosini apro la portiera, il gatto salta su senza tanti preamboli. Ci guardiamo, scatta la passione, valuto la possibile adottabilità, un figlio senza tante pretese, piccolo, sornione, mi abbraccia, è fatta, andiamo a casa. Un passo greve alle spalle mi coglie. Il vecchio guarda il batuffolo di gatto. Capisco dallo sguardo umido la preoccupazione. “E’ suo?”. “Si e no, è degli amici della piazza, ogni giorno ci fa compagnia”. Depongo palla pelosa. “Grazie”. Insiste. “Grazie, aiuta la vita sa? Sembra di essere meno soli”. Sorrido. “Passerò in piazza a trovarvi…”

12 – L’AMICHETTO GIALLO

Eccoli qui, allegri, pieni di vita, saltellanti e vocianti, piccoli uomini e donne che attendono l’amico scuolabus giallo. Ha svoltato l’angolo… ecco arriva… è qui! Ancora qualche attimo e.. presto, di corsa! Un bacio e via, senza voltarsi. I nostri fiori salgono le scalette rapidi, con la mente già rivolta al compagniuccio, alla maestra o alla lunga, piena, giornata che li aspetta. Il tempo volerà e molti altri amici gialli correranno avanti e indietro per il quartiere finché un giorno, cresciuti, nuovi bus gialli con il viso di ragazzo o di ragazza li guideranno felici verso una nuova vita.

13 – SENZA TITOLO (1° CLASSIFICATO)

Un corpo di donna giace sepolto nel quartiere. Era la figlia di un gigante senza nome. Bella e statuaria, correva nei prati liberi con i capelli al vento. Ora ha il ventre costretto da un palazzo curvo. I suoi piedi algidi sfiorano le panchine del parco. Riposa lì da tanti anni. Il profilo del suo volto affiora nella piccola piazza, illuminata dal sole e dalla luna. Ogni tanto una foglia ne carezza la guancia, un passero prova a svegliarla invano. Le beghine le passano accanto senza farci più caso. E’ rimasta a vegliarla solo una fontana che non lacrima più.