da Repubblica:
Giunte oltre 2.000 mail. Le testimonianze di chi vive ancora sulla sua pelle il Digital Divide. “Internet veloce ci serve per lavorare”
di DANIELE VULPI
ROMA – Eccoli, gli esclusi dalla banda larga. Una minoranza, tutt’altro che silenziosa, espressione suo malgrado del digital-divide italiano. A loro, almeno per adesso, è preclusa la possibilità di navigare ad alta velocità , sia con l’Adsl che con la fibra. Colpa delle centrali telefoniche obsolete (circa 6.000 su 10.400) che pian piano vanno aggiornandosi anche se – va detto – questo avviene soltanto dove l’investimento è commisurato alla spesa. Così succede che al di là dello steccato imposto dalle regole del business restino in tanti. Troppi. Cittadini che si definiscono di serie B e che per navigare devono accontentarsi dei 56k del modem analogico o rivolgersi al satellite o sperare che dalle sperimentazioni il WiMax (un super wireless in grado di coprire fino a 10 km) passi finalmente alla fase operativa. Solo allora, forse…
Intanto protestano, evidenziano situazioni paradossali, raccolgono firme, cercano soluzioni. E’ bastato chiedere loro di raccontare questo disagio a Repubblica.it che sono arrivate in pochi giorni circa 2.000 e-mail. Testimonianze che giungono non solo – come sarebbe facile immaginare – dai paesini sperduti tra le montagne o in zone comunque ai margini del flusso della banda larga, ma anche da “zone d’ombra” presenti in grandi città . Anche lì la multimedialità il telelavoro e l’e-commerce sono solo un sogno.
Racconta Alessandro, dalla Bufalotta, quartiere periferico di Roma: “Sono un informatico, la banda larga mi serve per lavorare. Non mi resta che organizzare una raccolta di firme”. Stesso discorso per Massimo di Firenze: “Abito in una zona centrale, Via Laura, ho fatto richiesta a tutti i gestori ma evidentemente non sono riuscito a fare massa critica per ottenere qualcosa. E’ snervante stare collegati tre ore per un normale aggiornamento antivirus”.
Alberto, dal quartiere romano di Colle Prenestino, ci scrive: “Niente da fare: siamo serviti da un apparato Mux moltiplicatore di linee che è incompatibile con la tecnologia Adsl. E restiamo digital-divisi”. Il Mux blocca anche Gianfranco e i suoi vicini, da Sestri Ponente, una delle zone più popolose di Genova, che la prende con ironia: “La mia fortuna è che risiedo nel centro dell’hi-tech genovese… altrimenti sarei al telegrafo”.
Matteo senza Adsl a Campo Marzio, la parte del centro storico vicina a Piazza del Popolo, dice che “è uno scandalo”. Paola, da Casal Monastero, vicino al grande raccordo anulare di Roma: “Abbiamo fatto raccolte di firme ma niente da fare. Ma perché? Noi paghiamo le tasse come i quartieri vicini. Perché dobbiamo essere discriminati? Andrea, da Lunghezza, (Roma), sottolinea: “Abbiamo negozi, uffici, banche, assicurazioni che crescono a più non posso ma non possiamo avere l’Adsl. Ma per le attività commerciali il tempo reale non è tutto? Mah…”
Persino nella “Siena cablata” ci sono dei casi limite: Claudio spiega che nella sua zona – la parte sud della città toscana – “la banda larga è solo un miraggio. Manca poco per aggiornare la centralina. Intanto continuiamo a navigare a nuoto (col modem) speriamo di non affogare”. Altro senese, stessa storia: “Vivo in periferia – dice Paolo – non siamo coperti dalla banda larga perché dicono che non c’è abbastanza utenza e i costi superano i guadagni: lungo i tre chilometri che mi separano dal centro cittadino (tutto in fibra ottica) sono stati stesi dei tubi per il prolungamento della fibra anche in periferia: è da un anno che nei tubi passa solo l’acqua della fibra nessuna traccia”
“Il bello – racconta Niccolo da Firenze – è che veniamo regolarmente contattati dagli operatori delle varie Telecom i quali ci chiedono se siamo interessanti all’adsl. Certo che sì. Poi ci richiamano per avvisarci che la zona non è ancora raggiunta. Una volta mi hanno addirittura installato una loro placca in casa. E’ ancora lì. Inutilizzata”. Amareggiato Piero: “Corticella è un quartiere di Bologna ma siamo meno connessi di un paesino di montagna”.
Antonio, da Firenze si augura che qualcosa cambi presto: “Mi hanno spiegato che adeguare la centrale ha un costo troppo elevato rispetto al minimo ritorno economico. Quindi niente. Spero che il prossimo governo si renda conto dell’importanza dei sevizi internet e provvveda a colmare questa disparità tra noi cittadini”.
“La mia casa è distante appena 2 km dal centro storico”, racconta Alessandro da Ravenna. “Quando avremo l’Adsl? La gentile centralinista ci ha risposto ‘molto probabilmente mai’. Tutta colpa del fatto che la nostra zone è sotto un apparato multiplex”. A me, dice Fabrizio dal quartiere romano di Casal Fattoria, sulla Laurentina, “hanno detto che la linea veloce non è nemmeno in previsione e che faccio prima a cambiar casa”.
Proteste da uno studio grafico di Venezia: “A maggio apro uno studio, in una città considerata ‘laboratorio’ dove il cablaggio a banda larga è realtà . Arrivano i tecnici e dopo averci installato il telefono chiediamo loro dell’Adsl: ‘Mi dispiace, ma tutte le linee della vostra zona sono occupate’. Capito?”
“Non è possibile – chiude Roberto da Bari – che nel quartiere Japigia (a due passi dal centro) non si possa avere un servizio che ormai dovrebbe rientrare a far parte dei diritti di ogni cittadino. Il bello è che sotto casa c’è un manifesto pubblicitario raffigurante Berlusconi, il cui slogan è: inglese e internet, l’Italia cresce’ …. ma figurati!”